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Tsuda Itsuo La "scuola" di Itsuo Tsuda
Itsuo Tsuda incontrò l’aikido nel 1955, accompagnando in qualità di interprete André Nocquet al cospetto di Morihei Ueshiba, fondatore di questa arte. Nocquet fu il primo europeo accolto come uchideshi dal Maestro Ueshiba e uno dei primi a diffondere l’aikido in Europa.
Rimase sempre grato ad Itsuo Tsuda per il lavoro non semplice da questi svolto: riuscire a tradurre i lunghi discorsi del Maestro Ueshiba che per la loro complessità e profondità risultavano talvolta di difficile comprensione anche per i giapponesi stessi. Ma proprio le parole del Maestro, la loro portata spirituale e i principi di pace di cui erano espressione, furono ciò che spinse Itsuo Tsuda a cominciare in prima persona a praticare l’aikido, cosa che fece con assiduità e continuità quotidiana fino alla scomparsa di Ueshiba, nel 1969.

Avendo cominciato all’età di 45 anni, età nella quale solitamente si è propensi ad abbandonare o ridurre le attività sportive o in generale tutte quelle attività che richiedono un certo impegno fisico, egli poté cogliere, anche in virtù di una maturità acquisita e di una notevole apertura umana e intellettuale, lo spirito che permeava l’aikido del Maestro Ueshiba. Non si fermò quindi all’apprendimento delle tecniche e delle forme dell’aikido, talvolta estremamente spettacolari e impressionanti quando mostrate dell’anziano Maestro e che tanto venivano ammirate dai giovani allievi dell’epoca. Scavò piuttosto dentro di sé alla ricerca di una comprensione più profonda della filosofia di Ueshiba, “filosofia pratica” per eccellenza, in cui il gesto tecnico perdeva di sostanza senza la sua componente spirituale e, viceversa, una comprensione solo intellettuale senza un riscontro sul piano fisico e sensibile rimaneva astratta e scissa dalla realtà concreta. Anima e corpo perfettamente fuse in un’arte sublime!

Egli riconobbe dunque la portata del messaggio di Morihei Ueshiba e non soltanto il suo indubbio valore nell’ambito delle arti marziali, riconosciuto oggi universalmente: di questo messaggio volle farsi portatore quando venne in Europa all’inizio degli anni ’70 per aprire, a Parigi, il suo primo Dojo.

Tsuda cercò di mantenere vivo lo spirito del Maestro Ueshiba continuando a proporre quella parte dell’aikido a cui diede il nome di “pratica respiratoria” che tanta importanza aveva per il fondatore e che oggi, purtroppo, è stata dimenticata del tutto o trasformata in un puro esercizio di riscaldamento, preambolo svuotato di significato all’aikido vero e proprio. 
Di fatto, questa “prima parte” individuale, composta da movimenti semplici e continui, è proprio quella che consente di scoprire il ritmo respiratorio che caratterizza ogni movimento dell’aikido. La pratica con un partner diventa quindi il riscontro nel concreto di una pratica individuale e di una ricerca interiore. Riscontro necessario per apprezzarne la realtà e la qualità, attraverso l’ascolto dell’altro, l’incontro e l’adattamento. Riprendendo le parole di Ueshiba, Tsuda parlava dell’aikido come dell’“arte di unirsi e separarsi” (musunde hanatsu), superando un concetto classico delle arti marziali, almeno nella versione europea, che vede lo scopo da raggiungere nell’apologia del combattimento e della forza (che sia muscolare o energetica) per poter prevalere e imporsi sull’avversario.

Tsuda sottolineava spesso come il Maestro Ueshiba dopo un lungo percorso di pratica nei budo e nelle arti di combattimento, arti che seppe approfondire in modo straordinario, giunse ad un effettivo superamento dell’aspetto marziale, creando infine l’aikido, arte di unione, Via di pace tra gli esseri viventi. 

Pur godendo della stima e del riconoscimento dei più importanti allievi di Ueshiba, divenuti poi rappresentanti di altrettante scuole dell’aikido moderno, Itsuo Tsuda si mantenne al di fuori del circuito ufficiale e riconosciuto. Non aderendo ad alcuna federazione, preferì percorrere un cammino individuale fondando un proprio dojo permanente ed autonomo. Questo per potersi sentire totalmente libero di approfondire la propria ricerca e di comunicarla nel modo che più gli si addiceva. Fino al 1984, anno della sua scomparsa, tenne regolarmente degli stage in Europa (Francia, Spagna, Belgio, Italia e Svizzera) da cui scaturì la nascita di diversi piccoli gruppi o nuclei di pratica, alcuni dei quali si trasformarono poi in dojo ancora oggi esistenti. Non istituzionalizzando la propria “scuola” né preparando in alcun modo la propria successione, egli lasciò che questi avessero una loro vita e un loro funzionamento particolare. 

Non si considerava un “Maestro” tanto che preferiva farsi chiamare “Signor Tsuda” da coloro che oggi, solo impropriamente, possono esser chiamati suoi allievi o ancor meno suoi discepoli. Nella sua “scuola” quindi non ci furono esami da superare o gradi da ottenere: egli affermava che “non può esistere una cintura nera del vuoto mentale”. Non parlò mai del grado che lui stesso aveva ottenuto presso Morihei Ueshiba, anche se Stanley Pranin, nella sua “Enciclopedia dell’Aikido”attesta il suo conseguimento del 4° dan. È certo, comunque, che alla morte del Fondatore non brigò per ottenere altri dan né riconoscimenti di sorta.

Itsuo Tsuda fu un uomo profondamente libero. Libero e semplice. 
Tutti coloro che lo conobbero e che si trovarono anche per poco al suo fianco ne sono testimoni e ne mantengono un ricordo vivo che ancora oggi li guida e li orienta. Nei dojo in cui si trovava, la qualità della sua presenza era viva, palpabile e inconfondibile: la si poteva… respirare!

Oggi, a poco più di vent’anni dalla sua morte, appare ancora difficile stabilire chiaramente cosa rimanga di lui e del suo lavoro. Come sempre dopo la scomparsa di un grande uomo viene a crearsi un immenso vuoto. Le direzioni prese da una parte da chi vuole semplicemente tener viva la sua opera, anche nel piccolo di situazioni contingenti e poco appariscenti e dall’altra da chi, invece, vuole continuarla dandole una struttura più complessa e articolata, sono diverse e spesso contraddittorie. Il rischio che si corre è sempre quello dell’istituzionalizzazione e non è dei minori. Ogni grande opera si spegne quando perde il suo slancio vitale, il suo ki, che finisce per essere ingabbiato in una forma, l’istituzione, che lo limita e lo confina. 

Certamente, tuttavia, per le numerose persone che incontrarono Tsuda (agli stage che teneva negli ultimi anni partecipavano ogni volta centinaia di persone) o che hanno letto i suoi libri (ancora molto diffusi e unici nel loro genere) è ancora presente la risonanza delle sue parole e del suo messaggio. Appare dunque importante mantenere in vita dei luoghi di pratica e dei contesti semplici in cui questa risonanza possa continuare a vibrare e nei quali si possa incontrare e scoprire una filosofia pratica che porta all’apertura dello spirito e al risveglio della sensibilità. 
E il tutto senza soffocare la spontaneità, la vitalità e l’insopprimibile desiderio di libertà interiore di cui il Maestro Tsuda fu testimone. 
Impresa difficile, ma necessaria…

Biografia
Itsuo Tsuda nacque nel 1914. All'età di sedici anni si rivoltò contro la volontà del padre che lo destinava a diventare l'erede dei suoi beni (diritto di primogenitura); lasciò quindi la sua famiglia e si mise a vagabondare, alla ricerca della libertà di pensiero. Dopo essersi riconciliato con il padre, si recò in Francia nel 1934, dove studiò sotto la guida di Marcel Granet e Marcel Mauss fino al 1940, anno del suo ritorno in Giappone. Dopo il 1950 si interessò agli aspetti culturali del Giappone: studiò la recitazione del Nô con il Maestro Hosada, il Seitai con il Maestro Noguchi e l'Aikidô con il Maestro Ueshiba. Itsuo Tsuda tornò in Europa nel 1970 per diffondere il Movimento rigeneratore e le proprie idee su ki. Nel 1973 pubblicò la sua prima opera, Il Non-Fare, con il sottotitolo: «Scuola della Respirazione» a cui fecero seguito altri otto volumi. 
Morì a Parigi nel 1984.
In Italia, tra il 1993 e il 2002, la Luni Editrice ha pubblicato l’opera omnia di Itsuo Tsuda (nove volumi) e una raccolta postuma di testi e trascrizioni. Nell’ordine questi sono i titoli delle opere:

Il Non Fare
La Via della spoliazione
La scienza del particolare
Uno
Il Dialogo del Silenzio
Il triangolo instabile
Anche se non penso, sono
La Via degli dei
Di fronte alla scienza
Cuore di cielo puro (raccolta postuma)

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